V for Vendetta, l’ho visto, al cinema, finalmente.

V for Vendetta, l’ho visto, al cinema, finalmente… E’ stata una grande emozione, simile a quella che ebbi anni fa la prima volta che lessi l’opera di Moore. Certo, è comprensibile il distacco dell’Autore visto alcuni spostamenti cronologici e una soluzione particolare per il finale, ma per il resto le emozioni rimangono. Certo le raffinatezze narrative rimarrano priorità del fumetto visto che non tutto può essere riproducibile nei tempi di un film (discorso già affrontato qui, esempio Sin City), ma l’emozione di allora si è risvegliata. Ed è stato per me commoventemente nostalgico. Storie così dovrebbero leggerle tutti, anche e soprattutto chi non è abituato al fumetto come media.
Il fascino della maschera di V mi possiederà sempre, anche dopo questo film: non importa sapere chi ci fosse dietro la maschera, non interessa conoscere e dare una identità al viso dell’uomo, no, ho conosciuto la maschera e ciò che drammaturgicamente rappresenta, l’ideale puro della libertà, dell’anarchia, che non morirà mai perchè le pallottole non potranno mai uccidere un ideale. L’ideale soppravvive ai tempi e ci illumina e ci brucia. Qui è difficile trovare il confine tra un terrorista che agisce per la libertà e un uomo comune che cerca la libertà nel sistema oppresso; difficile non ammettere che V è pazzo, ma come si fa a non essere ammaliati dalla sua romantica pazzia?

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