Bianco. Immerso ancora. Un’esplosione accecante mi

Bianco. Immerso ancora. Un’esplosione accecante mi decompone inondandomi. L’esplosione di una nova tra i miei occhi. Non ho più occhi, non ho più dita. Il mio corpo è una funzione algebrica: tutti i numeri e i segni, tutte le parentesi messe a nudo, divento un banale problema di matematica da dare agli scolari… Sminuzzato e ripartito, sintetizzato nel bianco. Ancora. Bianco. E ancora. Avvolto nella matrice pura. Apro gli occhi che non ho più. Non più per percepire.
Bianco è l’origine, Bianco è l’assenza di materia, bianca è la mia paura, bianca è l’eccitazione del punto 0 dell’Origine… Bianco, e ancora.

Nulla. Sono un impulso elettrico perso da un neurone, scompaio nell’assenza di conduzione. Nel mistero della non-fisica. Vita e morte s’incontrano in questo punto? La morte si fa beffa delle nostre leggi e certezze qui, in questo punto? Non indago.

Rinasco da un respiro.
Il mio. Da un battito di ali. Apro gli occhi. Ritrovo il letto. Il cellulare riceve il segnale magnetico nell’etere, appoggiato sul legno solido, vibra e suona. Il sangue fluisce nell’apparato circolatorio a ritmo regolare, le palpebre si schiudono per dar posto all’iride castana. Dopo un battito di ciglia.

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