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Un problema per me di quando mi trovo a scrivere una sceneggiatura per un fumetto, o un plot, probabilmente è quando devo verificare le fonti per giustificare una mia strampalata idea. E ne parlo molto umilmente, visto che non sono un “vero” sceneggiatore. Lo dico perché credo, comunque, che il lettore di oggi non abbia nulla a che vedere con quello degli anni ’70, in quanto molto più esigente. Una volta non c’erano problemi ad attivare con un meccanismo creativo il “sense of wonder”, il lettore era più ingenuo e assaporava molto di più alcune genialate . Oggi devi garantirgli, pur pattuendo con le leggi della fantasia, un minimo di realtà. Soprattutto quando narri di complotti internazionali. BIANCO in parte ha a che fare anche con questo, vista l’ambientazione della storia nei giorni nostri. Non avete idea di come sia stato snervante navigare in rete per conoscere qualche esperto del settore nucleare… Vi risparmio le bufale, vi dico che poi sono approdato su siti di gente esperta, fisici e ingegneri nucleari, militari di professione o patiti, archivisti… Tutti con il loro sito fatto in casa e quindi molto…sinceri. Fino a quando non arrivo di fronte ad un disaster manager (!), Francesco Santoianni. Un uomo gentile, disponibile e molto esperto di armi nucleari (tanto da premurarsi di avvertire l’utente che alcune nozioni sul suo sito sono state volutamente tagliate per non facilitare malintenzionati ecc ecc). Fatevi un giro su www.codicenucleare.it e credo possiate capire la professionalità della persona… Ringrazio il signor Santoianni per la dritta che mi ha concesso e gli rinnovo l'”in bocca al lupo” per il suo romanzo “L’uomo di Leningrado”.
Mi sono dato limite fino a questo fine settimana per mettere una toppa a questa parte reale della storia. Vedremo.

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